Insulti a Liliana Segre sui social: 7 rinvii a giudizio, inchiesta su 87 profili

Insulti a Liliana Segre sui social: 7 rinvii a giudizio, inchiesta su 87 profili

Odio online contro Liliana Segre: il Gip procede, bocciata la richiesta di archiviazione

Il Giudice per le indagini preliminari, Carboni, ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dall'avvocato della senatrice a vita Liliana Segre, rigettando così il tentativo di interrompere le indagini sull'ondata di odio online ricevuta. La decisione, fortemente contestata dalla difesa, apre la strada alla prosecuzione del procedimento giudiziario. Il Gip ha ritenuto infondata la tesi difensiva che avrebbe definito l'azione come uno "sfregio alla verità".

Sette persone sono state infatti rinviate a giudizio con l'accusa di diffamazione aggravata dall'odio razziale, mentre le indagini proseguono su altri 87 profili social individuati nell'ambito dell'inchiesta. Questo significa che il numero di indagati potrebbe aumentare considerevolmente nelle prossime settimane. Le accuse rivolte alla senatrice Segre, come noto, spaziano da insulti di natura antisemita a vere e proprie minacce di morte, testimonianza di un clima di intolleranza che preoccupa le autorità.

La decisione del Gip rappresenta un duro colpo per la difesa della senatrice, che aveva chiesto l'archiviazione sostenendo che le indagini fossero eccessive e sproporzionate. La scelta del Giudice, invece, conferma la gravità dei fatti contestati e la necessità di far luce su un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante, quello dell'odio online alimentato da discorsi d'incitamento all'odio e alla violenza. Il Giudice ha sottolineato l'importanza di tutelare la dignità della senatrice Segre e di contrastare la diffusione di messaggi di odio e discriminazione, ribadendo il principio che la libertà di espressione non può essere strumentalizzata per offendere o minacciare altri.

L'esito dell'udienza rappresenta un segnale importante nella lotta contro l'antisemitismo e l'intolleranza in generale. La decisione del Gip Carboni dimostra la volontà della magistratura di perseguire con fermezza chi alimenta l'odio online, un fenomeno che necessita di un'attenzione costante e di interventi incisivi per prevenire e contrastare la diffusione di messaggi di intolleranza.

La vicenda, seguita con attenzione dall'opinione pubblica, mette in luce l'urgenza di una riflessione più ampia sulla regolamentazione dei social media e sulla necessità di contrastare efficacemente l'hate speech. Il percorso giudiziario è appena iniziato, e si attende con interesse l'evoluzione delle indagini e il prosieguo del processo.

(28-04-2025 11:18)