Carney: +25 punti, la controtendenza canadese al trumpismo.

Biden e l'effetto boomerang: il rilancio inatteso della sinistra americana
Un'analisi del columnist del Financial Times, Janan Ganesh, ha gettato una luce sorprendente sugli ultimi sviluppi politici americani: l'amministrazione Biden, con le sue politiche, avrebbe paradossalmente contribuito a rafforzare la sinistra. Affermazioni che, a prima vista, possono apparire controintuitive, trovano fondamento in alcuni eventi recenti che hanno ribaltato le previsioni degli esperti.
Ganesh, nel suo articolo, indica come la minaccia, mai esplicitata ma percepita, di annettere un paese confinante come il 51° Stato degli USA, e la pressione esercitata tramite dazi, abbiano avuto un impatto inaspettato sull'elettorato. Queste azioni, destinate inizialmente a contenere l'influenza di forze politiche considerate avversarie, avrebbero invece generato una reazione a catena, alimentando un sentimento di opposizione e un'adesione più forte alle posizioni di sinistra.
L'articolo prosegue poi citando l'effetto "Maga", ma in chiave rovesciata. Mentre l'effetto Trump, con i suoi proclami e il suo stile spesso dispregiativo, aveva polarizzato l'elettorato americano, in altri paesi, come il Canada, si è assistito a un fenomeno contrario. L'esempio citato è quello del premier canadese Justin Trudeau, che, secondo Ganesh, avrebbe visto la sua popolarità aumentare addirittura di 25 punti, probabilmente a seguito di una reazione contro le politiche dell'amministrazione americana.
Questa analisi solleva importanti interrogativi sul modo in cui le politiche estere e le scelte economiche possono avere ripercussioni imprevedibili sulla scena politica interna, non solo negli Stati Uniti, ma anche in altri paesi. L'effetto boomerang, come lo definisce Ganesh, mette in evidenza la complessità delle dinamiche politiche internazionali e la necessità di una maggiore attenzione alle conseguenze non intenzionali delle decisioni di politica governativa. La capacità di prevedere con precisione le reazioni dell'elettorato, in un mondo sempre più interconnesso, appare sempre più ardua.
L'articolo del Financial Times apre un dibattito cruciale sulla necessità di un approccio più sfumato e strategico nella definizione e nell'attuazione delle politiche, sia interne che estere, per evitare conseguenze inattese e potenzialmente dannose.
Il caso canadese, in particolare, dimostra come l'opposizione a politiche estere aggressive possa paradossalmente rafforzare le forze politiche interne considerate più "deboli". Questo aspetto, spesso trascurato dagli strateghi politici, merita una riflessione approfondita. La sfida per le future amministrazioni sarà quella di comprendere e gestire con maggiore efficacia le dinamiche complesse che caratterizzano il mondo globalizzato.
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