Tregua permanente, non solo tre giorni: Trump

I 100 giorni di fuoco: Trump sfida Canada e città santuario
"Ora governo il Paese e il mondo", ha dichiarato Donald Trump a conclusione dei suoi primi 100 giorni di secondo mandato presidenziale. Una dichiarazione audace, che arriva in un momento di forte tensione internazionale e di acceso dibattito interno.
Il tycoon, infatti, non ha perso tempo a lanciare nuove sfide, puntando il dito contro il Canada con un'affermazione clamorosa: "Diventi il 51mo Stato Usa", ha tuonato, alimentando le già tese relazioni tra i due Paesi a seguito di recenti controversie commerciali. La dichiarazione, priva di un seguito immediato di azioni concrete, ha comunque acceso un acceso dibattito politico a livello internazionale, con il primo ministro canadese Justin Trudeau che ha replicato con fermezza, ribadendo l'indipendenza e la sovranità del Canada.
Sul fronte interno, Trump ha varato un ordine esecutivo contro le cosiddette "città santuario", quelle amministrazioni locali che rifiutano la collaborazione con le autorità federali in materia di immigrazione. L'iniziativa mira a punire le città che offrono protezione ai migranti irregolari, sottraendo loro fondi federali.
La reazione è stata immediata e divisa. Mentre i sostenitori del presidente applaudono alla fermezza contro l'immigrazione illegale, i critici denunciano una politica discriminatoria e contraria ai principi di accoglienza e solidarietà. Anche la comunità internazionale ha espresso preoccupazione per le possibili ricadute umanitarie dell'ordine esecutivo.
La posizione di Trump è stata ulteriormente chiarita dalla sua dichiarazione riguardo alla possibilità di un'escalation della crisi: "Tre giorni non bastano, serve una tregua permanente" ha affermato, riferendosi alla possibilità di un'ulteriore escalation del conflitto con le città che si rifiutano di collaborare. Questa dichiarazione lascia intendere la volontà di una linea dura e senza compromessi, destinata a proseguire nel lungo termine.
Questi primi 100 giorni si configurano quindi come un periodo di forti tensioni sia a livello nazionale che internazionale, con Trump che si presenta come una figura decisa e pronta a mettere in discussione lo status quo, in attesa di capire quali saranno le conseguenze delle sue audaci iniziative nei prossimi mesi.
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