Budapest abbandona la CPI: Salvini plaude, Tajani distaccato.

Salvini elogia Orbán, gelo da Tajani: l'Ungheria lascia la CPI, scoppia la polemica
La decisione dell'Ungheria di lasciare la Corte Penale Internazionale (CPI) ha scatenato una reazione a catena nel panorama politico italiano. Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso il suo apprezzamento per la scelta di Viktor Orbán, definendola "giusta". Un'affermazione che ha immediatamente gelato i rapporti con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha replicato con un secco "è la sua opinione", sottolineando la netta presa di distanza del Governo italiano.
"L'Ungheria ha preso una decisione sovrana, ma non è una strada che l'Italia intende percorrere", ha dichiarato Tajani, evidenziando la divergenza di vedute tra Roma e Budapest su questo tema cruciale di giustizia internazionale. La posizione del Ministro degli Esteri è stata netta e inequivocabile, ponendo un freno alle possibili interpretazioni di un presunto allineamento del governo italiano con le posizioni del leader ungherese.
L'irritazione non si è limitata al partito di Tajani, Forza Italia. Anche Fratelli d'Italia, alleato di governo, ha espresso perplessità sulla posizione di Salvini. Seppur non con dichiarazioni ufficiali altrettanto nette di Tajani, si percepisce un certo disagio all'interno del partito di Giorgia Meloni riguardo all'apertura di Salvini verso le scelte di Orbán.
La scelta di Orbán di abbandonare la CPI, motivata da diverse dichiarazioni del governo ungherese relative alla presunta eccessiva politicizzazione del tribunale internazionale, rappresenta un evento di grande rilevanza geopolitica. L'uscita di Budapest solleva dubbi sulla volontà di alcuni paesi di cooperare con la giustizia internazionale e mette in luce le diverse sensibilità all'interno della stessa maggioranza di governo italiana.
La vicenda evidenzia le tensioni latenti all'interno della coalizione di governo, con Salvini che, ancora una volta, si pone in una posizione divergente rispetto alle linee ufficiali del governo. La questione della CPI si inserisce in un contesto più ampio di differenze di vedute tra i partiti della maggioranza su temi di politica estera e giustizia internazionale. Rimane da capire se questa divergenza di opinioni potrà influenzare le future decisioni del governo italiano in ambito internazionale.
Il dibattito è aperto e le conseguenze della scelta di Orbán, e le reazioni ad essa, saranno certamente oggetto di attenzione nei prossimi giorni. L'episodio sottolinea la complessità del panorama politico italiano e le sfumature delle alleanze di governo, anche di fronte a questioni di portata globale.
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