Gaza: Ue condanna piani di Israele e chiede sblocco aiuti

Israele frena sull'offensiva a Gaza: "Non entreremo dove sono gli ostaggi"
Gerusalemme - Il gabinetto di sicurezza israeliano ha inizialmente approvato un piano per la conquista e il controllo totale della Striscia di Gaza, ma ha poi frenato, dichiarando che le forze armate non entreranno nelle zone dove si ritiene siano tenuti gli ostaggi rapiti durante l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Questa decisione, annunciata dopo ore di intense discussioni, rappresenta un significativo cambio di rotta rispetto alle precedenti dichiarazioni, che prospettavano una risposta militare massiccia e senza esclusione di colpi. La situazione sul terreno rimane estremamente tesa, con l'esercito israeliano che continua le operazioni militari nella Striscia, ma con un approccio apparentemente più cauto nelle aree considerate a rischio per la vita degli ostaggi.La decisione di limitare l'offensiva solleva interrogativi sulla strategia militare israeliana e sulle possibili difficoltà nel liberare i prigionieri senza un'invasione su vasta scala. Il capo di stato maggiore dell'IDF, ha espresso preoccupazioni riguardo al rischio di perdere gli ostaggi in caso di un'escalation incontrollata del conflitto. "L'obiettivo principale rimane il recupero degli ostaggi", ha affermato, "ma dobbiamo valutare attentamente i rischi e adottare un approccio che massimizzi le probabilità di successo e minimizzi le perdite."
La situazione umanitaria a Gaza rimane critica. Migliaia di civili sono rimasti senza casa e senza accesso a cibo, acqua e cure mediche. L'Unione Europea ha condannato fermamente il piano iniziale di Israele per la conquista della Striscia di Gaza, chiedendo il ritiro immediato del piano e lo sblocco degli aiuti umanitari per la popolazione palestinese. "La priorità assoluta deve essere la protezione dei civili e il rispetto del diritto internazionale umanitario", ha dichiarato un portavoce della Commissione Europea.
La frenata israeliana, seppur apparentemente motivata dal desiderio di proteggere gli ostaggi, ha suscitato diverse reazioni. Alcuni analisti ritengono che la decisione rifletta le difficoltà logistiche e strategiche di un'invasione su vasta scala, mentre altri ipotizzano una strategia a lungo termine che privilegia un approccio più graduale. Indipendentemente dalle motivazioni, la situazione rimane estremamente volatile e il rischio di un'ulteriore escalation rimane concreto. La comunità internazionale segue con apprensione gli sviluppi, pressando per una soluzione che metta al sicuro sia gli ostaggi che i civili. Il futuro prossimo appare incerto e ricco di possibili sviluppi imprevedibili, con la sorte degli ostaggi che rimane al centro di ogni possibile scenario.
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