Trash Rai: la destra sceglie la via più comoda.

Rai: La strada facile del trash? D’Urso, De Girolamo e Insegno nel mirino delle polemiche
La programmazione Rai sotto accusa: una strategia accusata di scarsa originalità e eccessivo ricorso al trash per conquistare l'audience.La Rai, spesso al centro del dibattito politico per le sue scelte di palinsesto, si trova nuovamente sotto i riflettori. Le recenti indiscrezioni riguardo ai possibili arrivi di Barbara D’Urso, Caterina De Girolamo e Paolo Insegno hanno scatenato un’ondata di critiche, con accuse di “strategia facile” e di eccessivo affidamento sul “trash” per contrastare il calo di ascolti.
L’ipotesi più discussa riguarda l’arrivo di Barbara D’Urso, icona della televisione popolare, la cui presenza potrebbe segnare un cambio di rotta significativo nella programmazione di Rai2 o Rai1. La scelta, però, non è esente da perplessità: molti critici temono che rappresenti una rinuncia alla ricerca di contenuti innovativi a favore di una formula già ampiamente sperimentata, e potenzialmente poco adatta all'identità che la Rai dovrebbe perseguire.
Caterina De Girolamo, invece, sembrerebbe puntare alla fascia del domenica pomeriggio. Una scelta che, se confermata, potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di continuità con il passato, ma anche un tentativo di rilancio di una fascia oraria strategica. L'obiettivo sarebbe quello di contrastare la concorrenza, ma la scelta dei programmi e il tipo di format saranno cruciali per evitare accuse di omologazione e banalizzazione.
Infine, Paolo Insegno è dato per favorito per un ruolo nella programmazione estiva. Anche in questo caso, la scelta suscita perplessità in chi auspica una maggiore attenzione alla qualità e alla ricerca di nuovi talenti. La possibilità che la Rai punti su figure già affermate, anche se di indubbio successo popolare, lascia aperto il dubbio se questa strategia possa davvero assicurare il successo a lungo termine, o se invece non mascheri una mancanza di idee e di coraggio.
La Rai di destra, accusata da molti di aver abbandonato l'ambizione di una programmazione di qualità, rischia così di conquistare un'audience ma a costo di perdere credibilità e di consolidare un'immagine legata ad un'offerta televisiva considerata di livello inferiore.
La situazione è in continua evoluzione, e solo il tempo potrà dire se queste scelte si riveleranno vincenti o se rappresenteranno un ulteriore passo falso per l'azienda pubblica.
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