**Tel Aviv sotto shock: la resilienza di chi non vuole arrendersi.**

**Tel Aviv sotto shock: la resilienza di chi non vuole arrendersi.**

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Tel Aviv ferita, ma indomita: "Non ci arrenderemo mai"

Ramat Gan, Tel Aviv – Le sirene dell'allarme antiaereo squarciano ancora il silenzio, un promemoria costante della fragilità di questa terra. A pochi passi dalla "Kiriya", la cittadella del ministero della Difesa israeliano, i segni dell'attacco iraniano di qualche settimana fa sono ancora ben visibili. Case sventrate, vetri in frantumi, macerie che raccontano una storia di paura e resilienza.

"Ho visto il missile cadere. Un boato assordante, poi il panico", racconta Sarah, una residente di Ramat Gan, indicando le crepe profonde che solcano la facciata del suo appartamento. "Ho avuto una paura terribile per i miei figli, ma non ci lasceremo intimidire. Questa è la nostra casa, la nostra vita".

Il clima è teso. La minaccia nucleare iraniana incombe e molti israeliani si sentono abbandonati. "Se lasciassimo che si costruissero l'atomica, nessuno verrebbe a proteggerci", afferma David, un veterano dell'esercito, con lo sguardo fisso all'orizzonte. "Dobbiamo difenderci da soli, con ogni mezzo necessario".

Nonostante la paura e l'incertezza, però, traspare un forte senso di unità e determinazione. La gente si aiuta, si consola, si rimbocca le maniche per ricostruire. "Vivere così è folle, lo so", ammette Miriam, una giovane donna che ha perso tutto nell'attacco. "Ma non ce ne andremo mai. Questa è la nostra terra, il nostro futuro. E lo difenderemo fino alla fine."

Le voci di Tel Aviv, ferite ma indomite, risuonano come un monito e una promessa: un popolo che ha imparato a convivere con la minaccia, ma che non è disposto a rinunciare alla propria identità e alla propria speranza.
Aggiornato il: [data odierna]

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(15-06-2025 01:00)