Giulia, ufficialmente genitore unico delle sue figlie.

```html
"Io, Giulia, sui documenti sono il padre delle mie figlie": l'appello disperato al Sindaco Lepore
La burocrazia italiana, ancora una volta, si dimostra un labirinto insormontabile per le famiglie arcobaleno. Giulia, una donna bolognese, si trova a combattere una battaglia legale e personale estenuante: l'anagrafe non le riconosce il diritto di essere definita "genitore" sui documenti delle sue figlie, nate grazie a fecondazione assistita all'estero.BRLa sua storia, portata alla luce da diverse associazioni per i diritti LGBTQIA+, ha scosso l'opinione pubblica e riaperto il dibattito sulla necessità di aggiornare le leggi italiane in materia di filiazione e genitorialità.BR"È umiliante e inaccettabile" – dichiara Giulia, visibilmente provata – "Vedo i documenti delle mie bambine e al posto della parola 'madre' trovo 'padre'. Come posso spiegare loro una cosa del genere?".BRLa donna ha già intrapreso diverse azioni legali, finora senza successo. L'ostacolo principale risiede nel vuoto legislativo che riguarda il riconoscimento dei diritti genitoriali per le coppie omogenitoriali.BR
Disperata, Giulia ha deciso di rivolgersi direttamente al Sindaco di Bologna, Matteo Lepore.BRIn una lettera accorata, chiede al primo cittadino di intervenire, sollecitando un'azione politica a livello nazionale che porti al superamento di queste discriminazioni.BR"Confido nella sensibilità del Sindaco Lepore e nella sua volontà di tutelare i diritti di tutte le famiglie, comprese le nostre" – conclude Giulia – "Non possiamo più accettare che i nostri figli siano considerati cittadini di serie B".BRLa vicenda di Giulia si inserisce in un contesto più ampio di battaglie legali e rivendicazioni portate avanti da numerose coppie omogenitoriali in Italia, che chiedono a gran voce un riconoscimento giuridico pieno e la fine delle discriminazioni.BR
```(