Tassa minima globale: via libera G7, ma con deroghe per gli USA

Accordo G7 su minima tassazione globale: esenzioni per gli USA?
Un accordo storico, o una vittoria a metà? Il G7, sotto la presidenza canadese, ha annunciato la raggiunta intesa su una minima tassazione globale per le grandi multinazionali. La notizia, riportata da diverse fonti internazionali, desta però perplessità, soprattutto considerando le presunte concessioni fatte agli Stati Uniti.
L'accordo, che dovrebbe entrare in vigore nel 2023, prevede una tassa minima del 15% sul profitto delle aziende multinazionali. Una misura fortemente voluta dall'amministrazione Biden per contrastare l'evasione fiscale e garantire un'equa ripartizione del carico tributario. Tuttavia, sembra che la soluzione finale adottata dal G7 sia quella proposta dagli USA stessi, definita "parallela" dai commentatori.
Questa "soluzione parallela", secondo le indiscrezioni filtrate, prevede delle esenzioni o significative riduzioni d'imposta per alcune multinazionali americane, in particolare quelle operanti in settori strategici per l'economia statunitense. Questo aspetto ha sollevato forti critiche da parte di organizzazioni non governative che si battono per una maggiore trasparenza fiscale e una più equa distribuzione della ricchezza.
Il Ministro delle Finanze canadese, Chrystia Freeland, ha difeso l'accordo, sottolineando l'importanza di un'azione coordinata a livello internazionale per combattere l'evasione fiscale. Ha però evitato di entrare nel dettaglio delle concessioni fatte agli Stati Uniti, limitandosi a parlare di un "compromesso necessario" per raggiungere un consenso tra tutti i membri del G7.
La questione rimane aperta e complessa. L'accordo, sebbene rappresenti un passo avanti nella lotta all'evasione fiscale, potrebbe essere considerato una vittoria parziale, in quanto non garantisce una tassazione equa e uniforme a livello globale. La prossima sfida sarà quella di convincere gli altri paesi del mondo ad aderire a questa intesa, garantendo nel contempo che le esenzioni accordate agli Stati Uniti non compromettano l'effettiva efficacia della misura. Il futuro ci dirà se questo accordo rappresenterà un cambiamento significativo o un semplice palliativo di un problema ben più profondo.
Si attende ora un'analisi più approfondita del testo dell'accordo per valutare appieno l'impatto reale di questa decisione sulla competitività globale e sull'equità fiscale.
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