Occupazione russa: reportage dall'inferno e un grido disperato, "La terra non si cede".

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Zaporizhzhia: La Resistenza Silenziosa e il Costo della Libertà
"Un mio amico ha esposto una bandiera ucraina alla finestra. Gli hanno sparato," mi racconta Oleksandr, uno dei 156 mila rifugiati che hanno trovato rifugio a Zaporizhzhia. La sua voce è un sussurro, ma i suoi occhi raccontano un inferno che parole non possono descrivere.
BROleksandr, come molti altri, è fuggito dalle terre occupate dai russi. La sua storia è una delle tante che si ripetono: oppressione, violenza e la negazione dei diritti fondamentali. "La vita lì è diventata impossibile," spiega, "Ogni giorno vivevamo nella paura. Bastava un'azione considerata 'sovversiva', come ascoltare musica ucraina o parlare in ucraino, per essere arrestati o peggio."
BRA Zaporizhzhia, Oleksandr ha trovato un barlume di speranza. Si è unito a un gruppo di volontari che forniscono assistenza umanitaria ai rifugiati e cercano di mantenere viva la cultura ucraina. Ma il dolore per ciò che ha lasciato alle spalle è sempre presente.
BR"Molti dei miei amici e familiari sono ancora lì," dice con gli occhi lucidi. "Non posso dimenticarli. Non possiamo permettere che la Russia si prenda la nostra terra. No allo scambio di territori. La nostra terra è sacra. "
BRL'eco delle sue parole risuona tra le mura di Zaporizhzhia, una città che resiste e che accoglie, un simbolo della lotta per la libertà dell'Ucraina. La speranza è fragile, ma ancora viva, alimentata dalla determinazione di chi ha perso tutto ma non ha perso la fede nella propria patria.
BRL'esperienza di Oleksandr e degli altri rifugiati evidenzia la necessità di un maggiore sostegno internazionale all'Ucraina. Non solo aiuti umanitari, ma anche un impegno politico forte per porre fine all'occupazione russa e garantire la giustizia per le vittime.
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