L'infanzia rubata: Sarno, ex promessa del calcio, si ritira senza la Serie A

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Il dramma di Vincenzo Sarno: "120 milioni di lire e un'infanzia rubata"

Vincenzo Sarno, nome che negli anni '90 echeggiava tra gli appassionati di calcio come quello di un "figlio di Maradona", oggi a distanza di anni, sceglie di raccontare la sua storia. Una storia di sogni infranti, di un trasferimento precoce e di un'infanzia sacrificata sull'altare del pallone. A soli 10 anni, lasciò la periferia di Napoli per approdare al Torino, un trasferimento che gli fruttò la cifra considerevole, per l'epoca, di 120 milioni di lire. Un'operazione che, a distanza di tempo, si rivela essere stata un peso incolmabile.

"Solo in stanza, piangevo tutte le notti" confessa Sarno in un'intervista rilasciata recentemente. La lontananza dalla famiglia, l'ambiente nuovo e spietato del calcio professionistico a quell'età, hanno segnato profondamente il giovane calciatore. "Quella scelta ha condizionato la mia vita e la mia carriera", afferma con amarezza. Le pressioni, le aspettative, il peso di un'etichetta che lo sovrastava, "il figlio di Maradona", lo hanno schiacciato. Un paragone impossibile da reggere, una responsabilità troppo pesante per le spalle di un bambino.

Il rimpianto più grande? La mancata affermazione in Serie A. "Il calcio mi ha rubato l'infanzia e mi ha negato la Serie A", sostiene Sarno. Un'affermazione che evidenzia il prezzo pagato per inseguire un sogno, un sogno che, seppur alimentato da un talento indiscutibile, si è scontrato con la realtà dura e spietata del mondo del calcio professionistico. Una realtà che, spesso, non lascia spazio all'infanzia, alla spensieratezza, alla crescita serena di un ragazzo.

La sua storia è un monito, un campanello d'allarme per tutti coloro che operano nel mondo del calcio giovanile. Un invito alla riflessione sulla protezione dei giovani talenti, sulla necessità di un approccio più umano e meno ossessivo al raggiungimento del successo. La storia di Vincenzo Sarno è un esempio potente di come il sogno, se inseguito con eccessiva fretta e senza la giusta attenzione alla persona, possa trasformarsi in un incubo.

La sua testimonianza, carica di dolore ma anche di una dignità commovente, dovrebbe indurre tutti a riflettere sulle responsabilità etiche e morali che il mondo del calcio deve assumersi nei confronti dei suoi giovani prospetti. Non solo numeri, contratti e milioni, ma anche attenzione, rispetto e protezione dell'individuo, soprattutto quando si parla di bambini.

(01-04-2025 10:36)