Lesotho: jeans Usa colpiti da dazi del 50%

Globalizzazione a pezzi: dazi killer su scarpe e jeans
Vietnam e Lesotho nel mirino delle barriere commerciali: il 46% di tariffe sulle scarpe sportive "Made in Vietnam" e il 50% sui jeans del Lesotho mettono a rischio la filiera globale.La globalizzazione, motore di crescita economica per decenni, si trova oggi a confrontarsi con un nuovo ostacolo: l'aumento esponenziale delle tariffe commerciali. L'esempio più recente arriva dal settore tessile e calzaturiero, due settori chiave nell'economia globale.
In Vietnam, cuore pulsante della produzione di scarpe sportive destinate al mercato statunitense e mondiale, le aziende si trovano a fare i conti con dazi del 46%. Questo significa che ogni paio di scarpe "Made in Vietnam" esportato, che spesso riporta il marchio di un'azienda americana, viene colpito da un'imposta che ne aumenta significativamente il costo finale. Una situazione che mette a dura prova la competitività delle imprese vietnamite e rischia di innescare una riorganizzazione della filiera produttiva, con possibili ripercussioni sull'occupazione e sull'economia del paese.
Un quadro altrettanto preoccupante emerge dal Lesotho, piccolo stato africano produttore di una quota significativa dei jeans indossati negli Stati Uniti. Anche qui, le nuove politiche commerciali hanno introdotto dazi del 50% sulle esportazioni di denim. Questo pesante fardello penalizza fortemente il settore tessile del Lesotho, già alle prese con sfide strutturali e con una forte dipendenza dal mercato americano.
L'impatto di queste tariffe non si limita alle sole economie produttrici. Anche i consumatori finali, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, si troveranno a pagare prezzi più alti per i prodotti interessati. Si tratta di una spirale negativa che rischia di mettere in discussione l'efficienza del sistema commerciale globale e di alimentare le tensioni commerciali tra i paesi. Gli esperti economici stanno monitorando attentamente la situazione, preoccupati dalle ripercussioni a catena su altre filiere produttive e sulla stabilità dell'economia internazionale. La ricerca di un nuovo equilibrio nel commercio globale appare, quindi, più urgente che mai. Le conseguenze di queste protezioni potrebbero portare ad una contrazione del commercio e ad una frammentazione dei mercati, con rischi per la crescita economica a livello globale.
La necessità di politiche commerciali più equilibrate e prevedibili è ormai un imperativo per garantire stabilità e prosperità nel mondo interconnesso di oggi.
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