Condanna a 9 anni e 6 mesi per Schmidheiny nel processo Eternit bis

Eternit bis: Schmidheiny condannato a 9 anni e 6 mesi, ma per i familiari è "Giustizia a metà"
Una sentenza che lascia un profondo senso di amaro in bocca per i familiari delle vittime. La Corte d'Appello di Torino ha ridotto la pena all'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione per 89 omicidi colposi nell'ambito del processo Eternit bis. Una condanna nettamente inferiore rispetto ai 16 anni inizialmente inflitti in primo grado, e soprattutto distante dai 392 decessi inizialmente contestati alla multinazionale dell'amianto.
"Giustizia a metà", è il commento laconico ma carico di dolore che arriva dalle associazioni che rappresentano i parenti delle vittime. Anni di battaglie legali, di testimonianze strazianti, di ricordi laceranti, si sono conclusi con una sentenza che, pur riconoscendo la responsabilità di Schmidheiny nella tragedia dell'amianto, lascia un'ombra pesante di incompletezza. La riduzione del numero degli omicidi colposi da 392 a 89 lascia aperte molte ferite, alimentando il senso di frustrazione di chi ha perso i propri cari a causa dell'esposizione all'amianto e delle negligenze imputate all'imprenditore.
La sentenza, pur confermando la gravità delle accuse, non riesce a restituire la pienezza della giustizia richiesta dalle famiglie. Si tratta di un pesante fardello di sofferenza, che si aggiunge alla lunga agonia vissuta da migliaia di persone colpite da malattie asbesto correlate. La riduzione della pena, secondo le associazioni, non tiene conto appieno della portata del disastro sanitario provocato dall'Eternit e della sistematica sottovalutazione del rischio da parte dei vertici aziendali.
Il processo Eternit bis, conclusosi con questa controversa sentenza, rappresenta un capitolo fondamentale nella storia giudiziaria italiana relativa all'amianto. La condanna, pur ridotta, conferma la responsabilità di Schmidheiny in un crimine ambientale e sanitario di dimensioni epocali. Ma la delusione e l'amarezza per la riduzione del numero delle vittime riconosciute restano palpabili, un monito sulla necessità di garantire una tutela più efficace per le vittime dell'amianto e per le loro famiglie. L'impegno delle associazioni di supporto alle vittime continua, nella lotta per il riconoscimento del danno e per la prevenzione di future tragedie simili.
La vicenda evidenzia ancora una volta la complessità dei processi legati all'amianto e la difficoltà di quantificare con precisione la responsabilità individuale in un contesto di omissioni e negligenze sistematiche. Le associazioni si sono dette determinate a valutare con i propri legali ogni possibile iniziativa per ricorrere in Cassazione, mantenendo viva la speranza di una giustizia più completa.
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