Gaza scrive al Papa: "Non ci hai dimenticati."

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Gaza e Cisgiordania: l'eco dell'appello di Papa Francesco risuona tra le macerie
"Costruite ponti, non muri": queste parole, pronunciate da Papa Francesco durante la sua visita in Terra Santa, risuonano oggi con forza in Gaza e Cisgiordania. Mentre il conflitto continua a infiammare la regione, la memoria di quell'appello rimane un faro di speranza per chi vive quotidianamente la realtà della divisione.
Da Gaza, giungono testimonianze commoventi di persone che ricordano con gratitudine l'attenzione del Pontefice verso la causa palestinese. "A Papa Francesco, che non ha mai dimenticato i palestinesi," dichiara Fatima, un'insegnante di Rafah, aggiungendo: "Le sue parole ci danno la forza di andare avanti, di credere in un futuro di pace e giustizia."
In Cisgiordania, nonostante le restrizioni e le difficoltà, l'appello del Papa a costruire ponti è interpretato come un invito al dialogo e alla riconciliazione. "Sappiamo che il cammino è lungo e difficile," afferma Elias, un attivista di Betlemme, "ma non possiamo rinunciare alla speranza. Dobbiamo continuare a lavorare per un futuro in cui israeliani e palestinesi possano vivere insieme in pace e sicurezza."
L'eco delle parole di Papa Francesco si propaga attraverso le comunità, alimentando la resilienza e la determinazione di chi si batte per la giustizia e la dignità. La memoria di quell'appello diventa un monito costante: l'unica via per superare le divisioni è costruire ponti di comprensione e rispetto reciproco.
Anche le nuove generazioni sono sensibili a questo messaggio. Molti giovani palestinesi, pur nati e cresciuti nel contesto del conflitto, guardano al futuro con la speranza di un cambiamento. "Vogliamo vivere in un mondo senza muri," afferma Yusef, uno studente universitario di Ramallah. "Vogliamo costruire un futuro basato sulla pace e sulla cooperazione."
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