L'affaire Waltz: Israele, non ChatGPT, dietro la caduta? (Washington Post)

Waltz silurato: il retroscena del Washington Post sulla presunta trama con Israele
Un'inchiesta del Washington Post rivela dettagli inediti sulla cacciata di Michael Waltz, consigliere per la Sicurezza Nazionale, dalla Casa Bianca. Secondo il quotidiano americano, la vera ragione del siluramento non sarebbe legata al cosiddetto "Chatgate", ma a presunti contatti con funzionari israeliani riguardo a piani di attacco all'Iran.
Il Post riferisce che Waltz avrebbe appoggiato progetti di attacco israeliani contro obiettivi iraniani, un'opzione che era stata categoricamente respinta dall'allora presidente Trump. La notizia, se confermata, getta una luce totalmente nuova sulla vicenda, spostando l'attenzione dai problemi di sicurezza informatica legati alla condivisione di informazioni riservate verso un presunto tradimento di politica estera.
L'articolo del Washington Post sottolinea come queste rivelazioni potrebbero avere gravi implicazioni sulla politica americana nei confronti dell'Iran e sui rapporti con Israele. La decisione di Waltz di presumibilmente appoggiare l'azione militare israeliana, bypassando le procedure ufficiali dell'amministrazione americana, rappresenta una grave violazione di protocollo e una potenziale minaccia alla stabilità regionale.
Il silenzio della Casa Bianca in merito a queste nuove rivelazioni è assordante. Finora, nessuna dichiarazione ufficiale ha confermato o smentito le accuse del Washington Post. La mancanza di trasparenza alimenta ulteriormente le speculazioni e solleva interrogativi sulla reale portata della presunta collusione tra Waltz e funzionari israeliani.
Resta da capire quale sarà l'impatto di questa notizia sulle relazioni tra Stati Uniti e Iran, e soprattutto sulle future strategie americane in Medio Oriente. L'apparente tentativo di Waltz di aggirare il presidente Trump nell'adozione di una politica estera aggressiva nei confronti dell'Iran solleva serie preoccupazioni sulla possibile mancanza di controllo sulle decisioni di alto livello in materia di politica estera. La vicenda richiederà senza dubbio ulteriori indagini per chiarire completamente i fatti e le responsabilità.
La pubblicazione del Washington Post, seppure non ancora ufficialmente confermata da fonti governative, rappresenta un grave colpo per l'immagine di Waltz e apre un nuovo capitolo in una storia già ricca di colpi di scena. L'evolversi della situazione sarà seguito con attenzione.
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