Papamobile per i bambini di Gaza: ultime dal Conclave
Dolan condanna l'iniziativa social di Trump: "Vestito da Papa? Una brutta figura"
L'arcivescovo di New York, Timothy Dolan, ha espresso forte disapprovazione per un'immagine diffusa sui social media che ritrae il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, vestito da Papa. In una dichiarazione rilasciata ieri, Dolan ha definito l'iniziativa "una brutta figura", sottolineando la mancanza di rispetto mostrata verso la figura religiosa e la Chiesa cattolica.
"L'immagine è irrispettosa e inappropriata," ha dichiarato Dolan, aggiungendo che "il ruolo del Papa richiede riverenza e dignità, ed è inaccettabile rappresentarlo in questo modo." L'arcivescovo non ha esplicitamente menzionato Trump, ma la sua critica è stata chiaramente indirizzata all'iniziativa social virale che ha visto protagonista una foto del presidente con abiti papali, suscitando polemiche e indignazione in molti.
La notizia arriva in un momento di intensa attività in Vaticano, in vista di un possibile conclave. Domani, 5 maggio, si terrà un raddoppio dei tempi di confronto tra i cardinali, con due congregazioni previste: una al mattino alle 9 e una nel pomeriggio alle 17. Questi incontri sono cruciali per la selezione del prossimo Papa, e le tensioni sono palpabili.
Intanto, un'altra notizia arriva direttamente dal Papa Francesco: la sua Papamobile sarà trasformata in una mini clinica mobile per i bambini di Gaza. Un'iniziativa umanitaria che sottolinea l'impegno del Pontefice per i più bisognosi, in netto contrasto con le polemiche suscitate dall'immagine di Trump travestito da Papa. L'iniziativa, che dovrebbe partire nelle prossime settimane, prevede l'allestimento di un piccolo ambulatorio medico all'interno del veicolo papale, per fornire cure mediche essenziali ai bambini della Striscia di Gaza.
La vicenda dell'immagine di Trump continua a generare dibattito, ponendo l'accento sul delicato rapporto tra politica e religione e sulla responsabilità dell'uso dei social media. La condanna di Dolan rappresenta un'ulteriore presa di posizione contro un'iniziativa giudicata non solo irrispettosa, ma anche potenzialmente dannosa per il dialogo interreligioso.
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