Calabria si costituisce parte civile nel caso Cutro: errori processuali?

Naufragio di Cutro: la Regione Calabria si ritira dalla costituzione di parte civile
Dopo le forti proteste dei sindacati militari, la Regione Calabria ha deciso di fare marcia indietro sulla sua decisione di costituirsi parte civile nel processo per il naufragio di Cutro, avvenuto lo scorso 26 febbraio. La notizia, che ha suscitato non poche polemiche, arriva a seguito dell'indignazione espressa dai rappresentanti delle forze dell'ordine, sei dei quali – appartenenti alla Guardia Costiera e alla Guardia di Finanza – si trovano tra gli imputati.
La scelta iniziale della Regione, fortemente criticata, aveva destato sconcerto e rabbia tra le file dei militari coinvolti e dei loro rappresentanti sindacali. Secondo quanto dichiarato da esponenti dei sindacati, la costituzione di parte civile da parte della Regione era percepita come un atto di sfiducia nei confronti delle forze dell'ordine, accusate di negligenza e omissioni nell'ambito del tragico evento. Si sottolineava, inoltre, la necessità di distinguere nettamente la lotta contro gli scafisti, responsabile del disastro, da una presunta responsabilità delle forze dell'ordine impegnate in un contesto operativo complesso ed estremamente delicato.
In seguito alle pressioni e alle giustificate proteste, l’assessore regionale competente ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, precisando che l'intento iniziale era quello di costituirsi parte civile per perseguire i responsabili del traffico di migranti, e non certo per colpire chi, indossando una divisa, svolge il proprio dovere con impegno e sacrificio. "Si è trattato di un errore di valutazione" – ha affermato l'assessore – "Volevamo costituirci contro gli scafisti, contro chi lucra sulla disperazione umana, non contro chi, con abnegazione, difende le nostre coste".
La retromarcia della Regione Calabria, dunque, rappresenta un passo indietro che cerca di riparare un danno di immagine e un'offesa profonda rivolta alle forze dell'ordine. Resta comunque aperta la questione sulla responsabilità effettiva dei singoli imputati, un aspetto che dovrà essere chiarito nel corso del processo. La vicenda evidenzia la complessità delle dinamiche legate al fenomeno migratorio e la necessità di un approccio più attento e sensibile, che tenga conto del delicato ruolo svolto dalle forze dell'ordine e della necessità di combattere efficacemente il traffico di esseri umani senza intaccare la fiducia nelle istituzioni.
L'episodio evidenzia inoltre l'importanza di una comunicazione chiara e precisa da parte delle istituzioni, al fine di evitare equivoci e fraintendimenti che possano alimentare tensioni e conflitti.
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