**Israele-Iran: Netanyahu radicale, "Eliminare Khamenei risolverebbe tutto".**

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Medio Oriente sull'orlo del baratro: Iran apre al dialogo, ma Trump frena. Netanyahu alza la posta
La tensione in Medio Oriente resta altissima, con sviluppi contrastanti che alimentano incertezza e timori di un'escalation incontrollabile. Secondo fonti vicine al governo di Teheran, l'Iran si dichiara pronto a sedersi al tavolo dei negoziati, ponendo però una condizione imprescindibile: che gli Stati Uniti si mantengano al di fuori di un eventuale conflitto diretto. Questa apertura, seppur condizionata, rappresenta un barlume di speranza in un contesto altrimenti dominato da minacce e attacchi.
Tuttavia, la strada verso la de-escalation appare irta di ostacoli. Al recente G7, l'ex Presidente Trump ha rifiutato di firmare una bozza di accordo volta a favorire la distensione tra Israele e Iran. Un segnale che, per molti analisti, indica una linea dura e una scarsa volontà di mediazione da parte dell'Amministrazione americana.
A complicare ulteriormente il quadro, le dichiarazioni del Primo Ministro israeliano Netanyahu. "Dominiamo i cieli di Teheran, questo cambia tutto", ha affermato il leader israeliano, in un'escalation retorica che non contribuisce certo a stemperare gli animi. Parallelamente, Netanyahu ha aggiunto che "Uccidere Khamenei porrebbe fine al conflitto", parole che suonano come una minaccia diretta al leader supremo iraniano.
Nella notte, nuovi attacchi hanno colpito Israele, causando almeno 8 morti e 92 feriti. La situazione è in costante evoluzione e il rischio di un conflitto regionale su vasta scala è più concreto che mai.
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