Precari Pnrr: rischio fuga all'estero a fine anno.

Precari del Pnrr: appello disperato alla Meloni, rischio fuga di cervelli
Ricercatori e precari assunti con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) lanciano un grido d'allarme al governo Meloni. A fine anno scadono i loro contratti e, senza proroghe, si prospetta una vera e propria emergenza occupazionale che rischia di svuotare le università italiane dei migliori talenti. In una lettera aperta, i ricercatori denunciano una situazione di precariato estremo, che li costringe a vivere con grande incertezza e a guardare con apprensione al futuro.
"Abbiamo contribuito in prima linea alla costruzione delle infrastrutture e delle nuove strutture previste dal Pnrr," scrivono nella lettera, "mettendo a disposizione le nostre competenze e la nostra dedizione. Ora, però, ci troviamo di fronte a un muro di indifferenza. I nostri contratti sono a termine e, senza un intervento urgente da parte del governo, saremo costretti alla disoccupazione."
La situazione è particolarmente critica per i giovani ricercatori, molti dei quali hanno dedicato anni di studio e formazione alla ricerca, investendo tempo ed energie in progetti che hanno contribuito al successo del Pnrr. La prospettiva di perdere il lavoro e di dover abbandonare l'Italia per trovare occupazione all'estero è una realtà concreta per molti di loro. "Siamo disposti a impegnarci per il nostro Paese, ma non possiamo accettare di essere trattati come semplici pedine sacrificabili," affermano i ricercatori nella loro missiva.
L'appello ai vertici del governo è accorato: si chiede una chiara e definitiva presa di posizione riguardo al futuro dei ricercatori del Pnrr. Si auspica l'adozione di misure concrete per garantire la continuità dei progetti e la stabilizzazione dei posti di lavoro. L'emigrazione di giovani ricercatori altamente qualificati rappresenterebbe una perdita irreparabile per il sistema universitario e per l'intero Paese, un danno economico e sociale di difficile quantificazione. La fuga di cervelli, già un problema strutturale del sistema italiano, rischia di aggravarsi in modo esponenziale se il governo non interverrà tempestivamente.
Il silenzio del governo di fronte a questa drammatica situazione alimenta le preoccupazioni e la rabbia dei ricercatori. L'auspicio è che la lettera aperta venga ascoltata e che si giunga a una soluzione che eviti il drammatico esodo dei giovani talenti italiani.
È necessario un intervento immediato per evitare che anni di investimenti e di lavoro vengano vanificati da una politica miope che non sa valorizzare le proprie risorse.
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