Paesi isolati, sindaci infuriati: "Il piano governativo è una condanna a morte per i nostri borghi".

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Piccoli Comuni in Rivolta: Il Piano Strategico che Scatena la Polemica
Il nuovo Piano Strategico Nazionale sta sollevando un vespaio di polemiche tra i sindaci dei piccoli comuni italiani. Al centro della discordia, la certificazione, considerata da molti offensiva e premonitrice, della fine dei comuni “con una struttura demografica compromessa”. Un'affermazione che, secondo i primi cittadini, suona come una vera e propria condanna a morte.
“Siamo vivi e vegeti, pronti a ripopolarci!”, tuonano i sindaci, che si sentono ignorati e penalizzati da politiche centralizzate che non tengono conto delle specificità e del potenziale dei loro territori. La rabbia serpeggia tra le valli e i borghi, dove si respira aria di abbandono e frustrazione.
Secondo i sindaci, il problema non è la mancanza di vitalità, ma la carenza di investimenti mirati. “Servono risorse sulle nostre idee, sui nostri progetti di sviluppo locale”, insistono, sottolineando come spesso siano proprio i piccoli comuni a custodire tradizioni, saperi e bellezze paesaggistiche uniche, fondamentali per il turismo e l'identità culturale del Paese.
L'allarme lanciato dai sindaci riguarda soprattutto le aree interne, già provate dallo spopolamento e dalla difficoltà di accesso ai servizi essenziali. Un nuovo piano che, invece di incentivare la ripresa, sembra sancirne la definitiva marginalizzazione.
La battaglia per la sopravvivenza dei piccoli comuni è appena iniziata, e i sindaci sembrano determinati a far sentire la propria voce e a difendere il futuro dei loro territori. Chiedono un cambio di rotta, un ascolto attivo e un sostegno concreto alle iniziative locali, affinché la "morte" annunciata si trasformi in una rinascita.
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