Iran, parata militare e slogan antisemiti: oscurata la rete.

```html
Khamenei tenta l'unità nazionale: "Puniamo Israele". Censura e paura soffocano la società civile
Teheran - In un clima di crescente tensione internazionale e repressione interna, la guida suprema iraniana, l'ayatollah Khamenei, ha cercato di galvanizzare il sostegno popolare attraverso un rinnovato appello all'unità nazionale, legato strettamente all'azione punitiva contro Israele. Durante la parata di oggi a Teheran, lo slogan dominante, scandito a gran voce dalla folla controllata, è stato: "Morte a tutti i sionisti!", un'espressione che riflette l'escalation verbale e la ferma condanna del regime nei confronti dello Stato ebraico. La parata, presentata come una dimostrazione di forza e coesione, si è svolta sotto stretta sorveglianza.
La retorica anti-israeliana, pur essendo una costante nel discorso del regime, assume oggi un significato particolare, in un contesto in cui le sanzioni internazionali pesano sull'economia e il dissenso interno è soffocato con metodi sempre più repressivi. Khamenei ha affermato che le azioni recenti contro Israele, in risposta a presunte aggressioni, mirano a difendere la dignità e la sicurezza dell'Iran, e quindi, a unire il popolo dietro la leadership religiosa. BRTuttavia, le testimonianze che giungono dall'Iran descrivono una realtà ben diversa. La società civile è paralizzata dalla paura. Le voci critiche vengono messe a tacere attraverso arresti, processi sommari e pesanti condanne.
Il regime ha intensificato la censura di Internet, bloccando l'accesso a piattaforme social e siti di informazione indipendenti. Lo scopo è chiaro: impedire la diffusione di notizie non allineate alla propaganda ufficiale e isolare ulteriormente la popolazione. Numerosi attivisti per i diritti umani denunciano un clima di terrore psicologico, in cui anche il semplice atto di esprimere un'opinione sui social media può comportare gravi conseguenze.Questo, secondo fonti esterne, ha l'obiettivo di creare un'atmosfera di omertà e controllo totale che ostacola qualsiasi forma di resistenza organizzata.
La strategia di Khamenei sembra dunque basarsi su un doppio binario: da un lato, l'esasperazione del sentimento anti-israeliano come collante ideologico; dall'altro, la repressione spietata di ogni forma di dissenso. Resta da vedere se questa tattica sarà sufficiente a garantire la stabilità del regime a lungo termine, in un paese dilaniato da profonde divisioni sociali ed economiche. Si susseguono le proteste silenziose, le denunce anonime e le richieste di aiuto all'esterno, in una disperata ricerca di libertà e giustizia.
```(