Professore di Catania assolto: il PM impugna la sentenza

Toccò il seno, ma senza pressione: assolto prof di Catania, PM fa appello
Il caso del professore catanese accusato di molestie sessuali ha avuto un epilogo sorprendente. Il giudice ha disposto l'assoluzione, motivandola con la prescrizione di alcune accuse e con la valutazione di quelle rimaste. Secondo il giudice, pur essendo stato accertato il contatto fisico tra il docente e le studentesse, "ha appoggiato i palmi al seno", ma "non c'è stata una pressione particolare delle mani". In sostanza, il gesto è stato ritenuto non costituente reato a causa dell'assenza di una condotta aggressiva o di violenza.
La decisione, resa pubblica nei giorni scorsi, ha immediatamente acceso un acceso dibattito. Il pubblico ministero, non convinto dalla sentenza, ha già annunciato il ricorso in appello. La formula utilizzata dal giudice, "toccò i seni senza fare pressione", ha generato forti perplessità, aprendo la strada a un’analisi più approfondita del concetto di molestia e del confine tra un gesto innocuo e una condotta illecita. La sentenza, infatti, sembra porre l'accento sull'intensità del contatto fisico piuttosto che sulla sua natura intrinsecamente invasiva e non consenziente, aprendo un varco interpretativo che potrebbe generare incertezze in casi simili.
La difesa del docente ha puntato sulla mancanza di intenti persecutori e sulla mancanza di pressione esercitata. Il legale ha sottolineato come il contatto, seppur avvenuto, sia stato privo di aggressività e non abbia mai leso la dignità delle studentesse. Questa interpretazione, tuttavia, non ha convinto il PM che ritiene di poter dimostrare in appello la gravità del gesto indipendentemente dalla pressione esercitata.
L'accaduto solleva dunque questioni delicate sul tema del consenso e della percezione della molestia. Il dibattito pubblico, che si è infiammato sui social media e nei diversi organi di informazione, mette in evidenza la complessità di tali problematiche e la necessità di una maggiore consapevolezza, sia da parte degli studenti sia da parte degli insegnanti, sul rispetto dei limiti fisici e psicologici altrui. La sentenza di primo grado, con il conseguente appello, si prospetta come un banco di prova fondamentale per la giurisprudenza in materia di molestie sessuali, con l'auspicio di fornire maggiore chiarezza e uniformità di giudizio in casi simili.
Il caso di Catania si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione verso il tema delle molestie e delle violenze di genere. L'attenzione mediatica e l'iter processuale saranno seguiti con attenzione, in attesa che la giustizia faccia piena luce sulla vicenda e fornisca indicazioni chiare e precise sull'interpretazione della normativa in materia. La vicenda, comunque, evidenzia la difficoltà di definire con precisione i confini tra un'azione innocua e un reato, necessitando di una maggiore sensibilità e approfondimento per tutelare adeguatamente le vittime.
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