Mosca smentisce trattative con la Santa Sede

Il Cremlino smentisce: "Nessun interesse a prolungare il conflitto"
Mosca respinge con forza le accuse di voler dilatare il conflitto in Ucraina, affermando di essere impegnata nella ricerca di una soluzione pacifica.Le dichiarazioni arrivano direttamente dal Cremlino in risposta alle crescenti preoccupazioni internazionali riguardo alla durata del conflitto e alla mancanza di progressi significativi nei negoziati. Dmitrij Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, ha dichiarato categoricamente: "Nessuno in Russia è interessato a prolungare questo processo. La nostra priorità è porre fine alle ostilità e raggiungere una soluzione pacifica, anche se ciò richiede tempo e impegno da tutte le parti coinvolte."
Peskov ha poi aggiunto che Mosca rimane aperta al dialogo, ma ha ribadito che qualsiasi negoziato deve basarsi sul riconoscimento della "realtà sul terreno", una frase che viene interpretata come riferimento all'annessione illegale da parte della Russia di territori ucraini. La posizione di Mosca, dunque, rimane ferma sulle sue pretese territoriali, creando un ostacolo significativo per la conclusione di un accordo di pace.
Interrogato sulla possibilità di un coinvolgimento della Santa Sede come mediatore, Peskov ha risposto in modo evasivo: "Non abbiamo nulla di preciso da comunicare in merito a un eventuale ruolo del Vaticano in questo momento." Questa dichiarazione lascia aperta la porta a future trattative, ma non offre garanzie concrete sull'impegno russo in questo senso.
La situazione rimane dunque complessa e incerta. Mentre il Cremlino afferma la sua volontà di pace, le azioni sul campo e le dichiarazioni ufficiali mostrano una posizione rigida e poco conciliante. La comunità internazionale continua a monitorare da vicino gli sviluppi, sollecitando Mosca a intraprendere azioni concrete per favorire un cessate il fuoco e l'avvio di negoziati seri e costruttivi.
La mancanza di trasparenza da parte del Cremlino e le sue continue affermazioni contraddittorie alimentano il sospetto che la Russia stia utilizzando la negoziazione come strumento di propaganda, piuttosto che come un genuino percorso verso la pace.
La comunità internazionale, pertanto, attende con apprensione segnali concreti di buona volontà da parte di Mosca, prima che il conflitto si protragga ulteriormente con conseguenze devastanti per l'Ucraina e per la stabilità globale.
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